Borsa: Astrazeneca, mascherine e instabilità non aiutano gli italiani.

Borsa: Astrazeneca, mascherine e instabilità non aiutano gli italiani.

La borsa fa fatica a riprendersi, dopo i buoni segnali dell’effetto Draghi.

Sono di poche ore fa le notizie che arrivano da tutto il mondo, le quali indica una discesa repentina della fiducia delle popolazioni rispetto al vaccino anglo-svedese. D’altro canto, era già preventivato il possibile ritardo nella costituzione ottima del farmaco vaccinale, con il ministero della salute italiano in bilico fino a poco tempo fa, tra la scelta dell’utilizzo o meno di Astrazeneca. Ottima la risposta della comunità europea per tutelare la salute dei propri cittadini, meno l’effetto che ha avuto questo shock rispetto la borsa in tutto il mondo, non è stata risparmiata nemmeno Wall Street, da sempre esempio di potenza per tutti i principali mercati mondiali.

Il mondo occidentale è colpito, quindi, da un’ondata che non si riferisce al nuovo Sars-COV 2, ma ad una nuova ricaduta economica che spaventa, soprattutto a questo punto in cui gli stati si preparano ad una nuova crescita, con l’arrivo di recovery plan e aiuti statali, che già hanno iniziato ad essere erogati alle comunità più colpite e al sud Italia.

Ora l’Italia, come se non bastasse, si ritrova ad dover affrontare un’emergenza sanitaria, aggravata dall’irresponsabilità di alcuni produttori di mascherine -soprattutto ffp2- che arriva non conformi alle norme europee, e che quindi diventano inutili per il contrasto al coronavirus.

Alle normali e abituali divergenze riguardo il contrasto alle emergenze in Italia, si aggiunge la consueta voglia di appropriarsi delle attività più in difficoltà, con investimenti illegittimi proveniente in gran parte dall’estero, creando instabilità finanziarie a investitori, lavoratori e imprenditori, con scontate ripercussioni sui mercati nazionali.

L’unica nazione che sembra non risentire affatto di quanto successo nell’ultimo anno, è proprio la Cina, accusata da molti di essere la responsabile della comparsa del covid.

Infatti la Borsa cinese è sempre ricca di sorprese, prevalentemente in crescita, come la sua economia. La crescita delle vendite al dettaglio registrano un incremento di molto vicino al 34%, mentre lo sviluppo del settore industriale si avvicina al 35.2%, anche rispetto agli anni precedenti al coronavirus.

Rimane il fatto che non tutto è già scritto, ma le preoccupazioni salgono, soprattutto per quanto riguarda l’attesa delle decisione dell’EMA, per quanto riguarda la conferma della sospensione dei vaccini Astrazeneca, che metterebbe ancora di più in difficoltà la ripresa economica della zona europea.

Il rischio inflazione è più vivo che mai. 

Non è da sottovalutare il ritorno della tanta temuta inflazione, spettro che aleggia ormai da un po’, ma che ora si fa sempre più concreto, con la crescita delle curve del contagio e con il freno messo alle vaccinazioni in tutta Europa.

Michael Burry, hedge fund manager, è uno dei maggiori esponenti di questa teoria, che sembra spaventare sempre più investitori, ma non solo, infatti la “superinflazione” è un argomento che sta a cuore i normali cittadini, che si vedono messi alle strette del possibile aumento dei prezzi anche dei di prima necessità.

Al contrario, Dan Ivascyn, segue la corrente della paura insensata, sostenendo in un’intervista al Financial Times, che i segnali non sono abbastanza consistenti per avere una situazione grave tale da poter raggiungere un’inflazione così alta da poter gravare pesantemente sui consumatori.

La borsa italiana chiude in positivo, ma non fuori pericolo.

Dobbiamo comunque tener conto dell’andamento della borsa italiana, che anche chiudendo in positivo chiude racimolando un misero 0.10%. Questi risultati sono la differenza tra i principali indici italiani, che chiudono tra i +2,13% di Stellantis e il -18,2% di Astaldi, l’ultima società che si trova in un momento di transizione, con l’integrazione a Webuild.

Impossibile, per il momento, stabilire da quale parte penda l’ago della bilancia, siamo sicuri, però, che le possibilità di crescita economica italiana dipendono per gran parte dalla grande capacità di gestione economica del nostro presidente del consiglio, Mario Draghi, che inizialmente è sembrato colui che con la sola presenza avrebbe potuto porre fine alle agonie dei mercati italiani (e non solo).

Proprio nelle scorse ore, il premier, ha preso la decisione di incrementare con nuovi fondi il decreto sostegni, affermando che i 32 miliardi stabiliti in precedenza non fossero sufficienti. Il suo discorso ha poco persuaso i mercati, che mantengono comunque un equilibrio, seppur precario, e mantenuto acceso la speranza di non far rialzare lo spread, che questa volta rimane pressoché identico e immutato.

L’effetto Draghi sarà permanente o avremo ripercussioni anche con la sua presenza?

IL PRIMO MINISTRO MARIO DRAGHI

Possiamo affermare che l’arrivo di Draghi abbia frenato, o rallentato, il processo che ci saremmo aspettati già prima, ma che con un po’ di speranza avremmo potuto non affrontare. Tutti hanno messo in preventivo la possibilità di un crollo delle borse dovuto anche alla comparsa delle varianti, ma le illusioni di inizio gennaio e i primi momenti delle ipotesi della nomina dell’attuale premier, hanno un po’ scombussolato le previsioni, che ora rimangono preoccupanti, se si guardano le statistiche delle curve dei principali indici.