Immigrazione: risorsa a ostacoli.

Immigrazione: risorsa a ostacoli.

Spesso si accosta a enormi dilemmi e pericoli per le nazioni ospitanti. Ma in Italia l’immigrazione non è percepita in maniera corretta.

Uno dei temi più discussi degli ultimi anni è, senza dubbio, l’immigrazione. Tutto questo è effettivamente un problema, ma per chi? L’invasione di stranieri e la sostituzione etnica sono alcune delle principali paure odierne, il più delle volte usate come scuse per camuffare un qualunque tipo di razzismo. Ma ci siamo mai chiesti da dove nasce questa strana ossessione per questo “finto problema”?

Ormai sono diversi anni che si parla di invasione africana e araba, facendo presagire sorte di stravolgimenti etnografici e di cultura. I luoghi comuni fanno un grande lavoro, e gli stereotipi aiutano il processo di “odiatori dei migranti”. La percentuale di persone che obietta sull’immigrazione con dire negativo è quanto mai alta.

TEDx PAVIA (Tito Boeri)

 Più del 60% degli italiani reputa gli immigrati “un peso per l’economia italiana”. I dati reali, però, smentiscono miseramente queste insinuazioni. I maggiori esponenti di questa grave incomprensione sono, ahinoi, i componenti delle classi politiche nazionali e non. Le propagande populiste e “acchiappa consensi” rendono la situazione più grave e infruttuosa di quanto sia in realtà.

Quanti di noi hanno pensato, anche una sola volta, che siamo stufi di milioni di persone che disturbano il paese e ci fanno perdere soldi destinati a “noi italiani”?

Negli ultimi anni la dura realtà dei flussi migratori incontrollati ha reso l’Europa schiava delle idee contorte dei propri cittadini. C’è da precisare, però, che dal canto suo, l’Europa ha fatto ben poco, anzi, ha peggiorato la missione dei profughi (legittimi e non). Le tratte di migranti, infatti, sono state chiuse, facendo disperdere milioni di persone, generando morte nei mari nostrani e creando sempre più criminalità. Con l’ultimo governo pre Conte si sono fatti grandi accordi con gli stati più colpiti dalle fughe. I dati, però, parlano di migliaia di morti in più se relazionati al flusso degli anni precedenti. Infatti, gli stessi governi con cui abbiamo fatto accordi e a cui diamo ingenti quantità di denaro, rivendono i migranti ai trafficanti di essere umani, doppia entrata e immigrazione ancora in stallo.

Costi e benefici dell’immigrazione

Facciamo dell piccole premesse. La differenza tra morti e nascite è di 200 mila, purtroppo per noi, a sfavore delle nascite. Teniamo conto del fatto che ogni anno migliaia di ragazzi e lavoratori lasciano il paese (diventando immigrati in altri), arriviamo a mezzo milione di italiani che sono letteralmente scappati dall’Italia. Osservando attentamente la curva dei residenti in Italia, ci accorgiamo che si abbassa di anno in anno, vedendo diminuire i residenti di 100 mila per anno. (dati non aggiornati al 2019/2020)

Ecco, facendo questi piccoli accorgimenti ci si palesa un grande quesito. Se la popolazione Italiana diminuisce e si invecchia più di quanto si nasce, chi lavorerà per mantenere l’economia?

Gli immigrati potrebbero sembrare una risposta, apparentemente controversa, contro ogni tipo di patriottismo e senso di sviluppo dei cittadini stessi. Ma non è proprio così.

La paura di un cambio etnico, inculcataci da politici incoscienti, rende fallace l’opinione che tutti si fanno della questione. Pertanto ci troviamo davanti dati reali quanto difficili da credere, paradossalmente.

Gli immigrati comprendono solo l’8% della popolazione italiana (circa 4 milioni e 8). Capiamo che i numeri non reggono ad un confronto con la parola “invasione“. Circa 170 mila stranieri fanno parte di centri d’accoglienza, come SPRAR E HOTSPOT, quindi effettivamente a carico dello stato, ma solo fino alla loro regolarizzazione, e quindi finché non avranno un lavoro.

Questi centri, oltre al supporto, escludevano la presenza di irregolari nelle strade, facendo diminuire la presunta criminalità straniera. Nel decreto sicurezza, fortemente voluto dal centrodestra, si menziona la chiusura di questi centri, aumentando il numero di irregolari, facendo crescere esponenzialmente la possibilità di avere criminali e vagabondaggio.

Circa 200.000 lavoratori sono irregolari, quindi impossibilitati a pagare le tasse, facendo perdere posti di lavoro e soldi preziosi allo stato italiano. Spesso, però, è proprio lo stato che decide di creare queste situazioni, complicando le procedure di regolarizzazione e non procedendo a dovuti (o meno) rimpatri.

Lo scorso anno sono stati negati 11 mila permessi di soggiorno per motivi umanitari, lasciando abbandonati altrettante PERSONE, che non hanno altre possibilità, se non farsi aiutare dalle mafie presenti in Italia.

Veniamo alla parte monetaria

La spesa media è di 5 miliardi di euro (circa), suddivisa in 3 parti:

  • Sanità e istruzione: 590 milioni
  • Accoglienza: 3 miliardi
  • Supporti: 781 milioni

Questi costi incidono sullo 0,26% del PIL e lo 0,5% del debito pubblico. Debito pubblico che non è variato da queste spese, poiché considerate “straordinarie“, quindi la UE ci fa respirare, almeno su questo.

galileonet.it immigrazione fa bene all’economia

Le spese annue, però, non devono spaventarci. Infatti i dati rilasciati dal ministero, ISTAT e INPS parlano chiaro: l’Italia ha un ritorno economico non indifferente.

Le somme di IRPEF versata, più le spese che devono affrontare gli stranieri in territorio italiano (pagando tasse e varie imposte), si aggirano intorno ai 12,5 miliardi di euro.

A questi dati si aggiungono i gettiti contributivi INPS, che ammontano ad un complessivo di 9 miliardi.

Facendo la differenza tra costi e ricavi vediamo che l’Italia ha entrate per 16,6 miliardi grazie al lavoro degli immigrati.

“Ma ci rubano il lavoro”

Purtroppo, o per fortuna, è un mito da sfatare. I prezzi della manodopera è rimasta invariata (o quasi) rispetto agli altri anni, quindi non si pagano meno. Allora si pensa alle gerarchie, perché un italiano ha più diritto di uno straniero, ma no. La spiegazione è semplice, ma non recepita. Il buco di lavoro lasciato dagli italiani rende difficile lo sviluppo del settore economico, perché manca il lavoro più umile, segno delle sempre crescenti ambizioni italiane. Questo fenomeno è dovuto alla maggiore scolarizzazione dei cittadini, che rifiutano lavori reputati “schiavizzanti“. Per questo motivo, persone che sono abituate a contesti sociali di molto peggiori, si ‘accontentano’ di “poco”.

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