Coronavirus e Mafia non guardano in faccia nessuno.

A Messina corteo funebre per fratello di ex boss. La mafia contro il coronavirus, ma le istituzioni?

De Luca ( sindaco di Lega ) si difende: “Sono falsità, io combatto la mafia”

Scoppia la bufera nella città di Messina, in piena emergenza COVID-19, il corteo, unico in Italia in questo mese, immortalato dalle telecamere installate sulla via del cimitero.

in piena pandemia per coronavirus, gli amici di mafia accompagnano la salma amica al cimitero.
Corteo funebre a Messina in piena emergenza Coronavirus (foto di messinaora.it)

Il caos è esploso quando si è sparsa la voce che il feretro appartenesse al fratello dell’esponente di spicco della mafia messinese degli anni 90’, Luigi Sparacio che, prima boss, è divenuto collaboratore di giustizia.

Com’è stato possibile che, a Messina, sia stato svolto l’unico corteo funebre in Italia?

Le domande sorgono spontanee, specialmente quando si parla di famiglie mafiose. Dietro la salma erano presenti amici e parenti, pronti a dare l’ultimo saluto al defunto, con auto, moto e passeggiate al fianco dell’amico perduto. Gli assembramenti creati vanno a contrasto con il dpcm per combattere il coronavirus.

L’antimafia attacca il sindaco De Luca: “Ci ha abituato a sentirlo rumoreggiare con la fascia al petto, ma stavolta è rimasto in silenzio.”

Il primo cittadino è accusato, dai partiti di sinistra, per aver “favoreggiato o approvato” lo svolgimento del funerale, combattendo ‘con i denti’ per la difesa dei confini della proprio città, ma, all’interno, viene abbandonata alla gestione di “terze parti“.

I 5 stelle giudicano come “DAVVERO INTOLLERABILE QUANTO ACCADUTO“. La famiglia del boss ringrazia il sindaco, il quale prende subito le distanze, ribadendo il concetto: “combatto ogni tipo di mafia“.

Sui social si alza il polverone mentre la questura indaga.

Mentre la magistratura cerca approfondimenti, i social si chiedono perché la legge non sia uguale per tutti. Il vespaio di polemiche riguarda forze dell’ordine e gabinetto del sindaco, accusato di essere “forte con i deboli e debole con i forti“.

“L’intera nazione piange la scomparsa di migliaia di parenti, soffre la distanza” –attacca Antoci– “Inaccettabile che a Messina accadano cose di questo tipo”. Il pluri-indagato Cateno De Luca (rinviato a giudizio per evasione e prima per costruzioni abusive) desta troppi sospetti alle istituzioni. Anche se è stato considerato innocente, per i diversi sospetti crimini, è costretto, ancora, a difendersi da accuse gravissime, soprattutto per esser stato accostato ad associazioni mafiose.

LA MAGISTRATURA MESSINESE INDAGHERÀ NEI PROSSIMI GIORNI PER GARANTIRE L’INCOLUMITÀ DEI PROPRI CITTADINI. IL SINDACO PROMETTE TRASPARENZA.

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