Calabria e terrorismo. Ottimo lavoro dei carabinieri.

Reggio Calabria, egiziano espulso per precauzione.

Nelle scorse ore, i carabinieri della provincia di Reggio Calabria, hanno vissuto momenti poco rilassanti.

Come già detto prima, le forze dell’ordine hanno eseguito un decreto di espulsione verso un quarantenne egiziano. L’estremista islamico aveva il domicilio a marina di Gioiosa Jonica (o Ionica).

L’iniziativa è stata resa nota dopo l’attività informativa condotta dai carabinieri.

Si ipotizza un percorso di radicalizzazione sviluppatosi nel corso degli ultimi 5 anni (dal 2015).

Lo studio del caso.

Sono stati studiati gli ultimi movimenti e gli ultimi contatti dell’egiziano. Infatti, secondo la procura, risulterebbe che l’uomo si sia mantenuto in contatto con Anis Amri, attentatore tunisino dichiarato complice e pedina fondamentale dell’attentato di Berlino nel 2016.

Il tunisino, successivamente, è morto a seguito di una sparatoria nel milanese, a dicembre di quell’anno.

Anis Amri, senza vita nel milanese.

I due sarebbero entrati in contatto tramite un centro di accoglienza. Dopo, ognuno per la sua strada, ma, l’egiziano, è stato arrestato e tenuto nel penitenziario catanzarese, in Calabria.

L’uomo è stato dimesso lo scorso marzo per fine pena, ma non ha di certo mancato l’appuntamento con la ribellione. Già da detenuto ha fatto notare la sua decisione nel ribellarsi al modo di vivere occidentale. Infatti, da dietro le sbarre, ha minacciato di morte, e più volte, un magistrato, ammettendo la sua voglia di riscatto. Inoltre ha palesato la sua voglia di compiere un attentato terroristico, non appena ne abbia avuto i modi.

Lo straniero è stato fotosegnalato e trasportato a Palazzo San Gervasio (Potenza), in attesa delle procedure per il rimpatrio.

La prognosi del caso è: Pericolosità sociale del soggetto.

Il presunto terrorista sarà impossibilitato, nei prossimi 10 anni, a rientrare in Italia e nell’intera comunità europea. Dagli atti risulta che l’uomo abbia una figlia, una minore di cui si occuperanno i servizi sociali e i prefetti delle sezioni di Reggio Calabria.

Questo è l’ennesimo caso di estremismo islamico nella regione “bruciata dal sole”, dopo gli avvertimenti del 2015 nel catanzarese.

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